Covid-19, lettera ai Soci del Presidente generale del CAI Vincenzo Torti

Socie e Soci carissimi,

stiamo vivendo momenti difficili e tristi, messi a confronto con realtà crude e difficilmente immaginabili, che, nel giro di un mese, hanno cambiato la nostra vita tanto repentinamente, quanto profondamente.
Siamo stati chiamati a confrontarci con drastiche limitazioni nella libertà di movimento e con la necessità di adottare stili di vita , dall’oggi al domani, radicalmente diversi, di pari passo con le incertezze ed i timori per quanto potrebbe accadere a ciascuno di noi, nessuno escluso.
A questa delicata, quanto complessa, situazione dobbiamo adattarci prontamente, prestando una grande attenzione ai comportamentii da tenere, per noi stessi e per gli altri, a cominciare dalle fasce della popolazione più esposte alle conseguenze del possibile contagio da coronavirus.
Nell’editoriale che trovate nel numero in uscita di Montagne360 (aprile 2020), per la prima volta on line e a disposizione di tutti, stante l’impossibilità segnalataci di provvedere a gran parte della distribuzione postale, oltre a raccontare l’esempio lodevole di Codogno, zona rossa della prima ora, informo tutti voi della sospensione temporanea, adottata sino dal 5 marzo, di tutte le assemblee sezionali, regionali e persino di quella nazionale, nonchè delle attività che avrebbero comportato riunioni e la copresenza di persone, con riferimento anche a quelle in ambiente.
Si è trattato, come potrete intuire, di un provvedimento sofferto, quanto condiviso a tutti i livelli centrali, che è stato apprezzato dalle Sezioni e dai Direttivi, oltre che dalla Commissioni Tecniche e che, visto alla luce dell’oggi, è risultato corretto e tempestivo, benché già con la consapevolezza – sol che si consideri che il 31 gennaio la Presidenza del Consiglio dei ministri aveva dichiarato lo stato di emergenza per sei mesi –  che ulteriori differimenti avrebbero dovuto essere adottati e molte attività sospese, in attesa di un ritorno alla normalità dai tempi lunghi.
In contemporanea e molto opportunamente i responsabili del nostro Soccorso alpino hanno avviato una campagna di generale sensibilizzazione perchè si evitasse qualunque forma di attività in montagna, non solo per il pericolo di contrarre o diffondere il virus – comunque presente – quanto piuttosto per non coinvolgere i soccorritori volontari, in caso di incidente, a contatti dall’esito imprevedibile (molti sono gli operatori sanitari contagiati) e, ancor più, per non aggravare il carico delle strutture ospedaliere, già al limite del collasso, col rischio di compromettere, oltre all’altrui, anche la propria possibilità di cura.
Ecco perchè abbiamo ricordato a tutti, soprattutto agli irriducibili, che “Le montagne sanno aspettare”, richiamando alla pazienza e alla rinunzia, qualità che ci hanno insegnato i più grandi alpinisti, a cominciare da Reinhold Messner che, ancora nelle recente favola di Layla, ha ribadito che “la rinunzia, non il consumo, è la chiave della felicità”.Certo , abituati come eravamo – ma già non siamo e non potremo essere più – ad una quotidinianità contrassegnata dal “tutto e subito”, con una commistione di perenne insoddisfazione e incapacità di attesa, con priorità spesso votate al dispendio di risorse, l’impatto sarà duro, ma offrirà l’occasione per ripensare e rivedere abitudini negative, anche perché, come osservava Michael Ende, “in questi anni siamo corsi così avanti che ora dobbiamo sostare per consentire alle nostre anime di raggiungerci”.Non so dire se quanto sta accadendo sia paragonabile ad una guerra, anche se è certo che ci confrontiamo con un nemico, per quanto invisibile, ma credo che tutti noi e, quindi, il nostro Club alpino italiano, avremo un ruolo fondamentale nell’indirizzare il dopocoronavirus verso una effettiva attenzione ed un reale rispetto per la natura, la bellezza e, quindi, l’uomo.
E se l’oggi non è paragonabile a momenti come quelli vissuti nel 1939, quando fu modificato dall’alto l’art.12 dello Statuto, prevedendo che “i Soci…debbono esclusivamente appartenere alla razza ariana”, il “dopo” di questa pandemia dovrà comunque vederci animati dalla stessa determinazione dei nostri predecessori, così chiaramente espressa, nel 1944, dall’allora Reggente Guido Bertarelli : “La bufera che colpisce le nostre sezioni e i nostri rifugi è forte, tuttavia noi abbiamo un dovere evidente: mantenere salda la compagine e difenderla; poi si discuterà del meglio da fare. Stiamo tutti uniti e concordi :riprenderemo con vigore nuovo”.Rispettiamoci ed aiutiamoci, quindi, oggi, perché il momento in cui riprendere appieno la vita e, con essa, le nostre attività ed iniziative arrivi il prima possibile.
E se avremo saputo “mantenere salda la compagine”, riconfermando la nostra appartenenza al Sodalizio, nonostante qualche contingente difficoltà nelle iscrizioni e nei rinnovi, saremo in grado di riprendere con ancor maggiore entusiasmo il nostro “Sentiero” e tornare, finalmente, alle nostre montagne, riscoprendole, se possibile, ancora più belle di come le abbiamo lasciate.
E allora, care amiche e cari amici, con un rinnovato invito alla pazienza, non posso che raccomandarvi di avere cura di voi e dei vostri familiari, assicurando al CAI, appena possibile, la vostra preziosa appartenenza.
Arrivederci a presto.

Vincenzo Torti
Presidente generale Club alpino italiano

Il numero di aprile di Montagne 360 è consultabile online e scaricabile in formato pdf cliccando su questo link. Buona lettura!


‘LINEA CONTINUA’ con Marco e Hervé Barmasse

‘LINEA CONTINUA’ in esclusiva su YouTube 

Hervé Barmasse rende disponibile su YouTube il film “Linea Continua”, il racconto della via aperta sul Cervino con suo padre Marco il 17 marzo 2010 e ancora irripetuta.

‘Sono passati dieci anni da quando con mio padre siamo riusciti a portare a termine una sfida che rimaneva aperta dal 1983. Un anniversario che sono felice di condividere con tutti gli appassionati di montagna e con chi, forzatamente stretto fra le mura di casa per questa emergenza, ha bisogno di distrarsi o incuriosito vuole conoscere la storia di una famiglia di montanari, alpinisti, esploratori e guide alpine del Cervino da quattro generazioni.’

Il Couloir dell’Enjambée, oggi Couloir Barmasse, era stato definito dai più forti alpinisti degli anni Ottanta come “uno degli ultimi grandi progetti logici delle Alpi” e ancora irrisolto prima che i Barmasse riuscissero nell’impresa. Una grande avventura che tra le pieghe di una delle montagne più conosciute al mondo, il Cervino, vi racconterà la storia di un padre e di un figlio uniti dalla stessa passione per la montagna e l’alpinismo.

Clicca qui per guardare ‘LINEA CONTINUA’ sul canale YouTube di Hervé Barmasse 

Buona visione!

Torneremo in montagna…

Torneremo a preparare lo zaino con quel brivido che quando usciamo di casa ci fa pensare se abbiamo preso tutto.

Torneremo ad emozionarci mettendo i piedi dentro agli scarponi per andare a vedere l’alba fuori dal rifugio dove abbiamo dormito la notte prima.

Torneremo a sentire il cuore che batte forte quando arriviamo su una nuova cima.

Torneremo a parlare con i nostri compagni di avventure.

Torneremo ad abbracciarci e a condividere frutta secca o un pezzo di panino.

E torneremo a comunicare con il linguaggio universale del sorriso, che adesso è nascosto dietro una mascherina.

Torneremo a vivere le nostre montagne.

Torneremo a camminare su sentieri deserti e ad arrampicare.

Torneremo a dormire in quei rifugi tanto rumorosi, dove non manca mai la compagnia.

Torneremo a sentirci a casa ovunque siamo, perché il mondo è la nostra casa.

Torneremo ad aiutarci a vicenda per andare in bagno nei boschi.

Torneremo ad ascoltare la natura, il vento che soffia tra i pini, il cinguettio degli uccelli e la sinfonia del bosco nelle sue quattro stagioni.

Torneremo a disfare lo zaino e a farci travolgere dai ricordi.

Torneremo in montagna e sarà più bello di prima!

Questa storia circola in rete da qualche giorno e per farla un po’ più nostra aggiungeremmo.

Torneremo a sentire gracchiare dalle radio “viva il CAI che non ci abbandona mai“.

Torneremo ad aspettare i saluti della Fiore alla fine delle nostre gite.

A presto le Cai Woman e i Cai Man